Sono rientrata alla missione di Ndithini ed è stato veramente bello rivedere le sisters e tutti i bambini, soprattutto i più piccoli che sono in ottima salute.
Sono ritornata nella mia seconda casa, il primo posto dopo l’India che sento appartenermi.
Dell’india mi manca tutta la sua spiritualità, l’Africa è una terra più dura.
Ma qua ci sono persone che non riuscirei più ad abbandonare.
Il progetto del centro Rafiki ha fatto passi avanti anche in mia assenza.
Con alcune pause perché aspettiamo sempre nuove donazioni e purtroppo senza quelle i lavori non possono proseguire.
Il progetto è cambiato da quello che era all’inizio. Abbiamo rinunciato alla parte dei dormitori per costruire un centro diurno.
Quindi i bambini arriveranno alla mattina e rientreranno nelle loro case nel tardo pomeriggio potendo usufruire durante il giorno della sala fisioterapia.
Cosa ci resta ancora da fare?
Dobbiamo terminare la costruzione del centro diurno, allestire sia la sala fisioterapia che il centro, costruire i bagni e gli alloggi per i volontari che vorranno venire ad aiutarmi una volta che il complesso sarà inaugurato.
Inoltre dobbiamo recintare il tutto e costruire i passaggi pedonali da un’area all’altra.
In fine ci servirà un pulmino per il trasporto dei bambini disabili e il personale che mi aiuti a lavorare sia all’interno del centro sia nella sala fisioterapia.
Di strada da fare ne abbiamo ancora tanta, ma con pazienza e speranza sono sicura che riusciremo a fare tutto.
Ma un progetto non finisce mai veramente, bisogna poi mantenerlo per sempre.
E abbiamo sempre bisogno del vostro aiuto!
A volte mi siedo su una pietra davanti a quello che abbiamo costruito fino ad ora.
Immagino quando ci saranno i bambini a riempire questo silenzio, quanti ne potremo aiutare, quante vite potremo cambiare.
A volte penso a me che, un po’ per l’età e un po’ per la vita che conduco, forse non avrò mai dei figli miei, forse non sarò mai una vera mamma.
Poi sister Nadia si avvicina e mi ricorda, sussurrandomi all’orecchio:
“Noi siamo le mamme di tutti i bambini”.
Paola Pedrini
17/03/2014