Monica ha 11 anni. Ieri pomeriggio è stata stuprata mentre tornava da scuola nella boscaglia vicino a Tana River. È stata stuprata da due uomini, di 42 e 20 anni, che si conoscevano appena.

Una donna ha sentito le urla della bambina e si è precipitata sul posto chiamando in aiuto altra gente.

Hanno catturato e legato i due uomini e li hanno portati, insieme alla piccola, nel nostro dispensario.

Tutti gli abitanti di Ndithini si sono precipitati addosso ai due uomini che hanno rischiato il linciaggio da parte della folla.

Li hanno massacrati di botte, picchiati a mani nude, con pugni, calci e qualsiasi cosa a disposizione. Legni, spranghe, sassi, scarpe.

Tra la gente sono state le donne ad accanirsi di più su di loro, li hanno svestiti, picchiati, derisi. Hanno usato borse, ciabatte, schiaffi e parole pesanti.

Probabilmente vittime anche loro di violenze passate e presenti da parte di uomini, hanno riversato tutta la rabbia che avevano dentro.

Due persone sono arrivate con alcune taniche di benzina e volevano bruciarli vivi.

L’arrivo della polizia ha impedito che venissero uccisi.

Abbiamo subito portato la bambina in ospedale per essere visitata e per raccogliere prove per il processo. Sono stati momenti strazianti perché Monica, oltre al dolore interiore, aveva dolori in tutto il corpo, soprattutto nelle parti intime.

Un corpicino esile di una bambina di undici anni, fragile e innocente.

Io non credo che la violenza si risolva con altra violenza, ma qua funziona così.

La gente si fa prima giustizia da sola perché nella maggior parte dei casi questi episodi rimangono impuniti.

Dopo essere stati picchiati a sangue i due uomini hanno dichiarato alla polizia che presto sarebbero usciti e che lo avrebbero fatto di nuovo. Per piacere.

Ascoltare queste parole mi ha gelato il sangue nelle vene, avrei voluto prenderli per il collo e farli tacere per sempre.

Ma non posso farlo.

Quello che possiamo fare è aiutare Monica nel superare questo trauma che purtroppo l’accompagnerà per tutta la vita. E quello che possiamo fare è seguire il processo e fare in modo che queste persone non vedano più la luce del sole.

Non ci sono immagini o foto in grado di descrivere la sofferenza e il dolore della piccola Monica.

 

Paola Pedrini

09/01/2014

Monica ha 11 anni. Ieri pomeriggio è stata stuprata mentre tornava da scuola nella boscaglia vicino a Tana River. È stata stuprata da due uomini, di 42 e 20 anni, che si conoscevano appena.

Una donna ha sentito le urla della bambina e si è precipitata sul posto chiamando in aiuto altra gente.

Hanno catturato e legato i due uomini e li hanno portati, insieme alla piccola, nel nostro dispensario.

Tutti gli abitanti di Ndithini si sono precipitati addosso ai due uomini che hanno rischiato il linciaggio da parte della folla.

Li hanno massacrati di botte, picchiati a mani nude, con pugni, calci e qualsiasi cosa a disposizione. Legni, spranghe, sassi, scarpe.

Tra la gente sono state le donne ad accanirsi di più su di loro, li hanno svestiti, picchiati, derisi. Hanno usato borse, ciabatte, schiaffi e parole pesanti.

Probabilmente vittime anche loro di violenze passate e presenti da parte di uomini, hanno riversato tutta la rabbia che avevano dentro.

Due persone sono arrivate con alcune taniche di benzina e volevano bruciarli vivi.

L’arrivo della polizia ha impedito che venissero uccisi.

Abbiamo subito portato la bambina in ospedale per essere visitata e per raccogliere prove per il processo. Sono stati momenti strazianti perché Monica, oltre al dolore interiore, aveva dolori in tutto il corpo, soprattutto nelle parti intime.

Un corpicino esile di una bambina di undici anni, fragile e innocente.

Io non credo che la violenza si risolva con altra violenza, ma qua funziona così.

La gente si fa prima giustizia da sola perché nella maggior parte dei casi questi episodi rimangono impuniti.

Dopo essere stati picchiati a sangue i due uomini hanno dichiarato alla polizia che presto sarebbero usciti e che lo avrebbero fatto di nuovo. Per piacere.

Ascoltare queste parole mi ha gelato il sangue nelle vene, avrei voluto prenderli per il collo e farli tacere per sempre.

Ma non posso farlo.

Quello che possiamo fare è aiutare Monica nel superare questo trauma che purtroppo l’accompagnerà per tutta la vita. E quello che possiamo fare è seguire il processo e fare in modo che queste persone non vedano più la luce del sole.

Non ci sono immagini o foto in grado di descrivere la sofferenza e il dolore della piccola Monica.

Paola Pedrini

10/01/2014

Comments are closed.