ITHANGA, REGIONE MACHAKOS DISTRETTO DI MASINGA, KENYA
Ndithini è un villaggio situato in Kenya, nella provincia orientale, a circa 120 km a ovest della capitale Nairobi. Sorge tra le colline del massiccio dell’Ithanga, nella provincia di Machakos, distretto di Masinga, che ha una circonferenza di circa cento chilometri ed è costituito da ventisette villaggi.
Gli abitanti sono complessivamente circa cinquantamila. La lingua parlata è il Kikamba. Vi è insediata la tribù degli Akamba con qualche presenza anche di Kikuyo.
Gli Akamba fino ad alcuni decenni fa vivevano nelle terre fertili a valle, da cui sono stati cacciati a causa di guerre tribali e dalle multinazionali interessate alla coltivazione latifondistica dell’ananas; sono così stati costretti a rifugiarsi nelle colline aride e rocciose scarsamente coltivabili, caratterizzate dalla diffusione delle febbri malariche, ove sono riusciti a sopravvivere.
In Kenya è diffusa un’epidemia severa e generalizzata dell’HIV (AIDS), combattuta negli ultimi anni con campagne di varia natura, fra le quali quelle comportamentali in particolare nei confronti di problematiche come la prostituzione e la tossicodipendenza. Il virus si è diffuso in tutti gli strati della popolazione provocando un’aspettativa di vita particolarmente bassa sia per gli uomini che per le
donne. Stime recenti indicano tassi di infezione oltre il cinquanta per cento fra i tossicodipendenti e oltre il venticinque per cento nell’ambiente della prostituzione.
NDITHINI
La regione del Machakos è ubicata in mezzo alla savana e non è raggiunta da strade asfaltate: solo attraverso ore di auto su strade sterrate e superando guadi che in certi periodi dell’anno sono inagibili, specialmente nella stagione del piogge, si giunge al villaggio di Ndithini, che è disperso su un territorio martoriato dall’estrema povertà dove circa il 95% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà minima, con un reddito pro capite inferiore al quarto di dollaro al giorno.
Molti abitanti della zona sono affetti da malattie di vario genere (HIV e malaria sono le principali e più mortali) che determinano un altissimo tasso di mortalità. Molte persone non dispongono di alcun reddito e vivono nella savana all’addiaccio senza un tetto o una capanna nutrendosi unicamente di ciò che offre la natura, risentendo quindi della stagionalità naturale oppure di piccole offerte. Ivi si scorgono situazioni di sopravvivenza estreme: famiglie intere che vivono in piccole capanne di fango e terra coperte solo da sterpaglie senza alcun tipo di igiene o di comfort, prive di acqua e di luce, e che sopravvivono grazie alla presenza di un albero di avocado i cui frutti sono l’unica fonte di alimentazione.
Chiaramente molte famiglie non possono mandare a scuola i bimbi perché non hanno le risorse necessarie per farlo: la scuola pubblica dista chilometri e in queste condizioni è impossibile percorrerli a piedi, inoltre essa costa tremila scellini per bambino all’anno, cifra che le famiglie non vedono facilmente entrare nel bilancio domestico.
In questo contesto si verifica con una frequenza disarmante il “perdersi” dei ragazzi in situazioni di droga, prostituzione e violenza di vario genere: solo un contesto di ospitalità sana e sicura, di alimentazione corretta e di istruzione adeguata può modificare e migliorare il loro futuro.
La situazione dei neonati, dei bambini, degli adolescenti è quindi drammatica. Il fenomeno dell’abbandono di minori è estremamente diffuso: vengono abbandonati a qualsiasi età o rimangono soli, senza un luogo in cui vivere o sopravvivere, senza nessuna istruzione e quindi senza possibilità di cambiare il proprio futuro. Sovente si tratta di neonati che vengono trovati a pochi giorni
dalla nascita, per via del fatto che spesso le madri muoiono di parto o di AIDS, lasciando queste creature sole con gli altri fratellini nella capanna dove il padre solitamente manca da mesi essendo sparito nella capitale o a sua volta deceduto. Le suore e le autorità locali trovano questi poveri orfani, che spesso si rivelano sieropositivi, per la strada, nella savana, vicino alle pompe di benzina.
Le Little Daughters of St. Joseph
In questo contesto opera il piccolo gruppo di suore delle Piccole Figlie di San Giuseppe (la cui casa madre è situata in Italia a Verona) costituito dalla Madre Superiora Suon Nadia Monetti, e da sei suore keniote.
Esse lavorano da circa vent’anni, e sono divenute un punto di riferimento sia per la popolazione che per le autorità locali, che favoriscono in ogni modo il loro operare in favore della popolazione più fragile e debole.
A loro fanno capo l’ospedaletto che serve tutta la popolazione, composto da un dispensario, specializzato nella somministrazione di medicamenti atti a contrastare la malaria, l’HIV e le malattie derivate, un ambulatorio ove si praticano interventi e l’orfanotrofio, composto di una scuola materna, una primaria e una secondaria (Daniel Comboni Dispensary, Madre Ippolita Children’s Home, la Tito Primary School Ndithini e la Tito Secondary School).
In queste strutture sono ospitati ed istruiti gli orfani raccolti nella regione ed altri bimbi della zona.
Quando viene trovato un minore abbandonato, dopo il primo accertamento da parte delle autorità locali, la Municipality insieme alle autorità competenti affidano questi bambini alle Little Daughters of St. Joseph perché li accolgano, li nutrano e li istruiscano.
Questi bimbi non avrebbero mai l’opportunità di dormire e vivere in luogo sano e sicuro e non potrebbero mai frequentare la scuola se non esistesse l’orfanotrofio di Ndithini.
L’ORFANOTROFIO
Gli ospiti della casa di accoglienza di Ndithini sono attualmente circa quattrocento tra bambini/e e ragazzi/e, suddivisi in una ventina nella materna, circa trecento nella scuola primaria e circa cento nella scuola secondaria. I programmi scolastici rispettano i programmi ministeriali kenioti e preparano i ragazzi ad accedere all’Università. L’orfanotrofio, inoltre, impiega personale locale sia come insegnanti sia come dipendenti per la cura dei bambini o dei ragazzi e per il funzionamento della struttura, dando così lavoro a molte persone residenti nel villaggio.
Se il tasso di alfabetizzazione dell’intero Kenya è infatti ancora molto basso, la particolare situazione dell’area di Ndithini rende ancor più acuta l’opportunità di realizzare progetti di solidarietà internazionale che abbiano come scopo l’educazione e l’istruzione di questi minori in condizioni di estrema povertà ed emarginazione, promuovendo l’attività dell’orfanotrofio che li ospita, favorendo la relazione interpersonale tra sostenitori e beneficiari e la creazione di un rapporto di vicinanza umana e di conoscenza.
DOMUS ONLUS
DOMUS-ONLUS condivide il motto delle Little Daughters of St. Joseph: “Knowledge through love”, crede ossia nella conoscenza, nell’educazione e nell’istruzione come strumenti utili per la costruzione di un futuro migliore. Per questo gli orfani non sono solo ospitati nell’orfanotrofio ma istruiti in un percorso di studio che li accompagna dall’ingresso in orfanotrofio ai 18 anni quando solitamente terminano il ciclo della scuola secondaria.
Il sostegno a distanza predisposto da DOMUS-ONLUS e rivolto agli ospiti dell’Orfanotrofio di Ndithini. Fa parte di un progetto di lotta alla povertà e sviluppo locale che coinvolge l’intera area di Ndithini, con ricadute positive sulla popolazione, sviluppo e valorizzazione delle risorse umane, aiuto all’infanzia attraverso un programma di istruzione, in particolare dei minori, capace di arricchire il curriculum dei singoli allievi e condurli ad acquisire competenze significative in relazione al mondo del lavoro, favorendo in tal modo la loro integrazione nella società. Tutto il territorio di Ndithini potrà beneficiare di tale iniziativa, e i ragazzi diventeranno una risorsa per il loro paese oltre che per se stessi.
NICARAGUA
Il Nicaragua è una repubblica democratica rappresentativa il cui presidente è Daniel Ortega (repubblica di tipo presidenziale: il Capo di Stato è capo di Governo, il governo ha potere legislativo ed esecutivo) ed è il più grande Paese del Centro America.
Confina con il Costa Rica a Sud e con l’Honduras a Nord ed è bagnato dall’Oceano Pacifico e dal Mar dei Caraibi. Quasi un quinto del territorio è classificato come area protetta, parco naturale e riserva naturale o biologica ed è ricco di vulcani alcuni dei quali ancora attivi. Il clima del Nicaragua è tropicale con periodi di forti piogge (maggio-ottobre).
La lingua parlata è lo spagnolo.
La moneta è il Cordoba nicaraguense (1 cordoba= 0.3 euro).
L’economia del Nicaragua è prevalentemente agricola: canna da zucchero (rum), banane, caffé, zucchero, carne, tabacco. Esistono alcune miniere d’oro e fiorisce l’esportazione del legname. Il centro economico è considerata la zona del Pacifico con buone vie di comunicazione.
Recenti stime del Fondo Monetario Internazionale affermano che il Nicaragua sia il Paese più povero delle Americhe. Secondo il PNUD il 48% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e circa l’80% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. La disoccupazione e la sottoccupazione insieme arrivano a colpire il 50% della popolazione. Una parte importante della popolazione povera del Paese è rappresentata dalle donne che sono i capi famiglia di moltissimi nuclei familiari. Secondo le stime delle Nazioni Unite, ben l’80% della popolazione indigena vive con meno di 1 dollaro al giorno, con effetti di denutrizione e malnutrizione che sono i peggiori del Centro America.
MANAGUA e LEON
Managua è la capitale del Nicaragua dal 1852 con una popolazione stimata di 2.200.000 abitanti che la pone come una delle città più popolate dell’America Centrale. Sorge sul sito di un’antica città precolombiana.
Situata su un’area sismica molto dinamica, ha il vantaggio di trovarsi sulla sponda meridionale del lago Managua che diventa una buona via di comunicazione. Certamente è la zona più commerciale del Paese e presenta forti contraddizioni legate all’estrema povertà di molti strati della popolazione urbana (basti pensare alla zona della Currecha, la discarica di Managua, che ospita una popolazione ivi stanziata di circa 3000/3500 persone la cui maggioranza sono donne e bambini.
Léon è una città ed una regione nel nord-ovest del Nicaragua, fondata in epoca coloniale ed è la seconda città per estensione con una popolazione stimata di 175.000 abitanti. Da sempre è un importante centro culturale ed agricolo-industriale-commerciale.
Tuttavia, come per le altre realtà urbane del Paese, presenta zone di fortissima povertà, quartieri interi (barrios povres) dove la popolazione vive in condizioni estreme e sovente con la possibilità di nutrire i propri figli solo una volta al giorno. Anche le zone rurali soffrono di una vasta gamma di problemi legati alla povertà, alla malnutrizione e all’analfabetismo.
Molti abitanti sono affetti da malattie di vario genere (HIV e malaria sono le principali e più mortali) che determinano un altissimo tasso di mortalità. Molte persone non dispongono di alcun reddito e vivono all’addiaccio senza un tetto o in una baracca di latta nutrendosi unicamente di ciò che offre la discarica o la strada. Le condizioni di sopravvivenza sono estreme: famiglie intere che vivono nelle baraccopoli, senza alcun tipo di igiene o di comfort, prive di acqua e di luce e che sopravvivono grazie alla presenza della discarica e dell’immondizia che sono l’unica fonte di alimentazione.
Naturalmente molte famiglie non possono mandare a scuola i bimbi perché non hanno le risorse necessarie per farlo.
In questo contesto si verifica con una frequenza disarmante il “perdersi” dei ragazzi in situazioni di droga, prostituzione e violenza di vario genere: solo un contesto di ospitalità sana e sicura, di alimentazione corretta e di istruzione adeguata può modificare e migliorare il loro futuro.
La situazione dei neonati, dei bambini, degli adolescenti è quindi drammatica. Il fenomeno dell’abbandono di minori è estremamente diffuso: vengono abbandonati a qualsiasi età o rimangono soli, senza un luogo in cui vivere o sopravvivere, senza nessuna istruzione e quindi senza possibilità di cambiare il proprio futuro.
Las Hermanas Siervas del Divino Rostro – Managua
In questo contesto opera il piccolo gruppo di suore Hermanas Siervas del Divino Rostro, una comunità nicaraguese fondata nel 1989 da Madre Teresita Amaro Ortez Ortez che è attualmente la Madre Superiora. Lavorando da circa venti anni sul territorio in favore dei bimbi orfani o abbandonati e per la comunità, sono divenute un punto di riferimento sia per la popolazione che per le autorità locali, che favoriscono in ogni modo il loro operare in favore della popolazione più fragile e debole.
A loro fanno capo:
- l’orfanotrofio Hogar del Nino, composto di alcuni dormitori, una scuola materna, primaria e secondaria, refettori e un cortile interno, un piccolo dispensario interno. Ospita 100 bimbi da zero a 17 anni ed opera da 21 anni.
- Casa Cuna Juan Pablo II, ospita 10 bimbi orfani da zero a 5 anni e nei periodi scolastici si arriva a 35. Vivono in uno stanzone grande dove passano tutti i 5 anni di permanenza.
In queste strutture sono ospitati ed istruiti gli orfani raccolti nella regione ed altri bimbi della zona. Le Sorelle del Divino Rostro accolgano i bimbi orfani o abbandonati, quelli che non hanno alcuna protezione o possibilità di sopravvivenza, li fanno crescere, li nutrono e li istruiscono. Questi bimbi non avrebbero mai l’opportunità di dormire e vivere in luogo sano e sicuro e non potrebbero mai frequentare la scuola se non esistessero queste strutture.
Centro Educativo Sagrada Familia – Managua
Il Centro Educativo Sagrada Famiglia è un istituto privato creato da una coppia di persone volenterose che fornisce gratuitamente la scolarizzazione ai bambini (a partire dai tre anni) e ragazzi dei quartieri più poveri di Managua, i barrios povres e le favelas, seguendo i programmi ministeriali. La scuola vive di sole donazioni.
Nato nel 2009, questo Centro sta crescendo ed ogni anno viene inserita un nuovo ciclo di studi, con lo scopo di arrivare a portare i ragazzi fino alla scuola secondaria.
Inoltre, il Centro si sta specializzando anche per offrire servizi ed istruzione ai bambini con capacità speciali, seguiti da maestre di sostegno, per una vera integrazione nella scuola.
Il primo obiettivo è dunque di completare la scuola e terminare i cicli di studi offrendo alle famiglie più povere del paese, gratuitamente, l’opportunità di fare studiare i propri figli.
Il secondo obiettivo è di costruire la mensa per far mangiare i piccoli e dare loro l’opportunità di almeno un pasto sicuro ogni giorno.
In questo contesto il sostegno a distanza individuale a questi bambini o alla struttura educativa è uno strumento fondamentale e necessario di sviluppo e crescita per uscire dalla povertà estrema dell’ambiente in cui nascono e vivono.
Le volontarie di Léon
Nella cittadina di Léon esistono situazioni di povertà molto simili a quelle della Capitale ma ambientate in un territorio agricolo.
I bambini delle famiglie più povere del territorio sono accolti in strutture di supporto molto basilari nel dopo scuola per dare un sostegno alla loro educazione e per toglierli dal contesto di una sicura vita di strada violenta e degradante.
Hanno alla base famiglie dove regna la povertà, la violenza e il degrado ma, grazie a questi semplici centri di accoglienza, hanno la possibilità di integrarsi ed essere assistiti da donne volontarie del territorio che forniscono loro cibo (sovente in famiglia non vengono nutriti), istruzione, un luogo sicuro dove vivere per alcune ore della giornata e gioco, per i più piccoli.
Queste strutture sono interamente basate sul volontariato e sulle donazioni di benefattori che credono in questi progetti di rinascita personale e del territorio.
ADERISCI >>